LesInrocks: 10 albums pour célébrer la Méditerranée

La Méditerranée n’est pas seulement la mangeuse d’hommes de la tragédie contemporaine. Elle reste un formidable creuset d’invention et les musiciens qui peuplent ses rives continuent à partager leurs voix et leurs rythmes.

Canzoniere Grecanico Salentino, Quaranta

Le Canzoniere a 40 ans cette année et, si la plupart de ses membres actuels n’étaient pas nés quand le groupe s’est formé, tous ont tenu à fêter dignement cette entrée dans la maturité. La formule ne change pas : de la tarentelle, bien sûr, des tambourins, des violons et des chœurs, et la voix bouleversante de Maria Mazzotta pour mener le cortège au divin. A l’ombre de la fête peut aussi surgir la tragédie contemporaine, ainsi lorsque résonnent les vers d’Erri de Luca et que sont évoquées les marées de souffrances qui se multiplient en Méditerranée. Cette entrée dans la quarantaine est donc à la fois gaie et grave, enjouée et inquiète, à fleur de peau et immensément touchante.

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Four stars for our new album Quaranta on the guardian

Canzoniere Grecanico Salentino: Quaranta review – thoughtfully angry folk-dance from Italy

4/5stars

(Ponderosa/Discovery)

You wait for months for an album that will cure tarantula bites, and then two come along at once. Last week saw the release of Ludovico Einaudi’s Taranta Project, which reworks the hypnotic folk dance music of south-east Italy that is traditionally reputed to have such power. Now comes a powerful and varied set from Canzoniere Grecanico Salentino, who were among the celebrity cast taking part in Einaudi’s project, but here mix traditional influences with angry new political songs. Their starting point is the pounding tamburelloframe drum, which is matched against edgy, attacking harmony vocals and a swirling instrumental lineup that includes bouzouki, violin, accordion and bagpipes. There are fiery dance pieces, wailing unaccompanied vocal harmonies, and, best of all, the thoughtful and angry Solo Andata (“one-way ticket”), a lament for migrants dying in the Mediterranean as they try to reach Italy, that ends with a frenzied violin work-out.

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Télérama.fr CGS à Paris

Canzoniere Grecanico Salentino

En quarante ans, ce collectif pionnier venu des Pouilles a considérablement rajeuni les rythmes frénétiques de la pizzica, une forme ancienne de l’exorcisante tarentelle. Sur le disque anniversaireQuaranta, la transe est moins souvent allègre : plus lents, leurs chants n’en sont que plus lancinants et portent en écho le lyrisme exalté des ballades celtes.

I fenomeni del “quarantismo”

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di Lorenzo Antonazzo

Ascolti e riascolti Quaranta e sai che “la taranta è viva e non è morta”. La disoccupazione giovanile, il degrado della società, le problematiche ambientali: il male di vivere cambia nomi e forme, ma rimane un tormento comune, tanto più per l’uomo di oggi, che pare aver dimenticato i rimedi efficaci di un tempo. A ricordarti la terapia perfetta sono i componenti del Canzoniere Grecanico Salentino, veri e propri fenomeni del “quarantismo”.

Lungi da ogni operazione di tipo nostalgico o museale, per celebrare il proprio quarantennale il gruppo salentino capeggiato da Mauro Durante attinge al fondo più autentico della cultura popolare riscoprendo un linguaggio in grado di comprendere ed esorcizzare la realtà. Nessuno sterile attaccamento al benché minimo purismo formale, nessuna concessione ai ritmi ormai così in voga quando si parla di “pizzica”: semplicemente Quaranta racconta la riscoperta della felicità.

Si comincia con Tienime tata, brano che sin da subito mette in luce da una parte la tematica dell’intreccio generazionale, vena sotterranea che percorre l’intero disco, dall’altra l’inquietudine giovanile, non del tutto estranea al tema delle radici, di chi è appunto teso in modo tragico tra il calore della terra natia e l’aspirazione a cieli più tersi, dove i propri sogni possono forse trovare uno spazio.

Tata lu ientu e poi
li tramonti lenti
pena ca nu more mai
terra d’emigranti…

Su questa visione crepuscolare, che pare delineare il quadro di una società in cui la crisi (soprattutto quella dei valori) intacca ogni possibilità di gioia piena, irrompe subito la vera protagonista di quest’album, ovvero la danza. Con il canto tradizionale in griko Rirollalla, il CGS evoca quel ritmo antico e irrefrenabile che sa trasmettere il gusto della buona compagnia e l’aspirazione ad una letizia che non ignora le difficoltà, eppure non si lascia mai da esse determinare. Lo stesso ritmo che ha già infiammato i palcoscenici di mezzo mondo, che ad ogni latitudine smuove i piedi di chiunque, senza eccezioni. Nelle parole di Mauro Durante:

La danza in particolare, oltre che la musica, per definizione annulla le distanze. Quando ci si trova a ballare con qualcuno non c’è più una barriera, non c’è differenza di classe, non c’è differenza di sesso, non c’è differenza di religione, non c’è alcuna differenza: si è allo stesso livello, si è a contatto con la terra, ci si guarda negli occhi, ci si può toccare. E questo è un simbolo di quello che deve essere la riscoperta di una condivisione vera, fatta di contatto.

Non a caso, di condivisione e di contatto parla la traccia che risuona in questi giorni di più triste attualità. Solo andata è frutto dell’incontro tra Daniele Durante, uno dei fondatori del gruppo, ed Erri De Luca, che ha definito le canzoni di Quaranta “lettere spedite da un condominio in fiamme”. Musicare i versi del poeta, toccanti ma non troppo orecchiabili, deve essere stato arduo, per questo colpisce ancor di più il risultato finale, un accompagnamento in tutto e per tutto degno della bellezza delle parole di De Luca e delle immagini che esse evocano. Particolarmente emozionante la sezione strumentale in coda al brano: il video con la regia di Alessandro Gassman ha gioco facile nell’esplicitare le sensazioni di una canzone già di per sé molto suggestiva.

Il tono si fa più mordace con I love Italia, sorta di tarantella le cui strofe, una più acuta dell’altra, sono scritte in inglese dal cantautore Piers Faccini. Il brano, tanto più nel contrasto fra il testo e l’arrangiamento scanzonato, evidenzia tutte le contraddizioni del Bel Paese, quello che il ritornello richiama con ironia facendo appello ad immagini ingenue e stereotipate.

Mona Lisa’s smiling
but we don’t get the joke…

È a questo punto che salgono in cattedra Maria Mazzotta Massimiliano Morabito, l’una voce solista e l’altro organettista in una Ninna nanna che strega e che intriga. Così dolente, così accorata, da suggerire l’immagine di una madre che veglia il figlio fino all’ultimo dei sonni.

e ninnë ninnë e quantë të vogghjë benë
së benë nun të vulèssë ijë nun të cantàssë…

Una parentesi di quiete, un altro accenno alla solidarietà tra le generazioni, ed è subito tempo di immergersi in Taranta, titolo tanto impegnativo quanto importante a livello musicale è il suo nume Ludovico Einaudi. Pezzo moderno e ispirato, non a caso vicino al cuore del disco, dal momento che ne riassume appieno il concept, ovvero l’amore e la socialità (simbolizzati dalla danza) come unico possibile esorcismo al male.

e osce ca li tempi hannu cangiati
ci è ca po sentire lu miu dulore
e ci me porta l’acqua pe sanare
a ci chiedu la grazia pe guarire
nu sacciu ci è taranta ca me tene
ma nu me lassa e me face mpaccire
ci è taranta nu me abbandunare
ci balli sulu nu te puei curare…

Un percorso in ogni caso non così semplice: Mara l’acqua, il brano centrale, è un passaggio scuro, come il nero che i passi di danza cercano di dissipare sulla copertina. Un canto antico, di morte e amore precluso, una melodia arcaica che qui poggia solo sulla potenza di tre voci, tra canone e intrecci, e rende al meglio l’eccezionalità di un gruppo come il Canzoniere: un’anima solida e la perfetta compenetrazione di artisti eccellenti; nessuno (o quasi) indispensabile e tutti in stato di grazia.

Sin dal titolo, in No TAP trova spazio in modo più esplicito la critica civile, con chiaro riferimento al gasdotto che senza curarsi delle proteste minaccia il Salento. Parole salaci e una critica che sbeffeggia: inconfondibile l’impronta dell’ironia di Daniele Durante, così come d’altronde nell’incipit di Ziccate, pezzo che ci fa ballare sulle storture che noi stessi (prima ancora delle compagnie petrolifere) imponiamo al nostro territorio.

quiddhu ca li antichi n’ianu lassatu
senza vergogna l’amu squagghiatu
mo ci tuttu quantu nvelenamu
li sordi tocca ni mangiamu…

Emanuele Licci, già voce in No Tap, imbraccia il suo bouzuki per i due minuti scarsi di Pu e to rodo t’orio, altro brano tradizionale in griko, altro canto di un solitario infelice, di amore negato, che in questa interpretazione – come da qualcuno giustamente suggerito – ricorda da vicino la figura di certi bluesmen americani.

Ma è tempo di bandire la tristezza! È quanto i “fenomeni del quarantismo” sono venuti a curare e diventa ormai chiarissimo in Iessi fore, traccia che tra l’altro mette in luce la qualità di Giulio Bianco (coautore dell’arrangiamento) ai fiati. Senza eguagliare le vette poetiche toccate altrove nell’album, il testo esprime la necessità di rompere i muri dell’isolamento e propone come strada da seguire quell’esternazione nella pubblica piazza (sia pure oggigiorno quella globale) che soltanto la musica è in grado di propiziare.

apri la porta e senti cu lu core
nu ni nde sciamu ci nu iessi fore…

Si giunge per questo tramite a Quaranta, esperimento voluto dal produttore Ian Brennan nel quale è possibile sentire anche Silvia Perrone, ballerina del CGS, danzare su un’asse di legno. Una traccia criptica, praticamente astratta, che però funge da felice svolta per il disco. Il suono cupo che lentamente sfuma in chiusura, infatti, potrebbe rappresentare la nuvola scura che la danza ha infine disperso.

Ed è l’apoteosi: Respiri cantata dalla voce delicata e potente di Giancarlo Paglialunga. Amore al primo ascolto, musica che ti lusinga il cuore, ti resta in testa come un buon auspicio. L’idea che l’origine di ogni miglioramento, il fulcro stesso delle nostre esistenze, poggi sugli altri e sulla relazione che ci unisce a loro.

e de quandu nci sinti tie cu mie
ogni sogno è raggiungibile
statte de coste a mie nu te nde scire
nu voju me perdu mancu unu de
tutti li toi
respiri…

Non c’è di meglio per concludere i circa quaranta minuti di Quaranta. O forse sì, basta ascoltare bene e fino in fondo.

 

 

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RAI News24, Migranti e migrazioni in “Sola Andata” del Canzoniere Grecanico Salentino – 20.04.2015

“Quaranta”, il nuovo album del Canzoniere Grecanico Salentino che celebra quarant’anni di uno dei più importanti e riconosciuti gruppi di musica popolare italiana. Il coronamento di un percorso iniziato dal fondatore Daniele Durante nel 1975, ma anche il terzo disco di un nuovo corso impresso nel 2007 dal figlio Mauro, oggi trentenne, che da allora ha preso in mano le redini del gruppo. Quaranta è anticipato dal singolo “Sola Andata”, composto da Daniele e Mauro Durante su testo dello scrittore Erri De Luca. Un brano commovente e quanto mai attuale che affronta il tema degli immigrati che arrivano in Italia dopo lunghe e rischiose traversate via mare. Il video clip, che è valso al Canzoniere il premio Arte e diritti umani 2014 di Amnesty International Italia, è stato girato sulle coste leccesi da Alessandro Gassman e vede per la prima volta la partecipazione dello scrittore napoletano. L’intervista di Fausto Pellegrini – See more 

Il Manifesto: Quell’esperanto gioioso di note

Musica. È uscito il nuovo album del Canzoniere Grecanico che celebra i quarant’anni di carriera

A marzo erano ad Ade­laide, Austra­lia. Da lì hanno con­ti­nuato a seguire la rotta musi­cale di un tour che, oltre ad Austra­lia e Nuova Zelanda, li por­terà in Bel­gio, Fran­cia, Sviz­zera, Ger­ma­nia. Terre di migranti del pas­sato, migliaia di ita­liani tra loro; terre di migranti del pre­sente, facce e sto­rie diverse acco­mu­nate dalla neces­sità dispe­rata di un futuro. Quando, dal palco di un tea­tro o di un festi­val, i sette del Can­zo­niere Gre­ca­nico Salen­tino faranno scen­dere in pla­tea Solo andata, è facile imma­gi­nare sugli occhi dei migranti del pas­sato e del pre­sente ombre impos­si­bili da can­cel­lare. Il testo porta la firma di Erri De Luca «Da qua­lun­que distanza arri­ve­remo, a milioni di passi/ Noi siamo i piedi e vi reg­giamo il peso/ Spa­liamo neve, pet­ti­niamo prati/ bat­tiamo i tap­peti, rac­co­gliamo il pomo­doro e l’insulto/ Noi siamo i piedi e cono­sciamo il suolo passo a passo/ noi siamo il rosso e il nero della terra/.» Di De Luca sono anche le righe dell’introduzione all’album Qua­ranta, appena uscita (Pon­de­rosa Music & Art), che il Can­zo­niere ha rea­liz­zato per i suoi quat­tro decenni di atti­vità: dodici brani a spar­tirsi la scena, alter­nando pic­coli inni all’amore come Respiri, alla ritrita ico­no­gra­fia del Bel Paese con I love Ita­lia; i versi ‘india­vo­lati’ di Taranta a quelli in griko (antica lin­gua di Puglia, Basi­li­cata e Cala­bria, par­lata ormai da pochis­simi) di Pu e to rodo t’orio, Dove la rosa è bella.

Si narra, poi, in No Tap, di con­ta­dini un tempo pie­gati a lavo­rare i campi e che oggi si vor­reb­bero proni davanti a una con­dotta del gas «Vi porto il lavoro/ Vi porto il futuro/Un futuro sicuro/ Se tu ti pie­ghi, se tu ti chini/ vedrai che sviluppo/ Lo svi­luppo del mio gaz/». Zic­cate, Tie­niti, ricorda un padre che dalla fati­cosa semina della cam­pa­gna rica­vava di che vivere. Alli­neato alla moder­nità dei tempi, il figlio si vanta «Io invece alla cam­pa­gna di mio padre/ ho pian­tato il fotovoltaico/ Non zappo, non lavoro e gua­da­gno soldi/ E se squa­glio la terra me ne fotto/».

Va detto: tra­durre, qui, i testi, non rende giu­sti­zia alle sfu­ma­ture e ai colori di quelli ori­gi­nali. I quat­tro con­certi ita­liani hanno offerto al pub­blico un gruppo che, pur con­ti­nuando la strada aperta nel 1975 dal fon­da­tore Daniele Durante, ha impresso, con il figlio Mauro, dal 2007, una svolta in cui i rife­ri­menti all’attualità tro­vano spa­zio più ampio. Cam­biare non signi­fica stra­vol­gere. Il corpo e l’anima del Can­zo­niere con­ti­nuano ad affi­darsi alla voce, alle per­cus­sioni e al vio­lino di Mauro Durante; all’organetto e altre tastiere di Mas­si­mi­liano Mora­bito, alla voce spet­ta­co­lare di Maria Maz­zotta, alla chi­tarra e al bozouki di Ema­nuele Licci, ai tam­bu­relli e all’inimitabile tim­bro vocale car­ta­ve­trato di Gian­carlo Paglialunga.

Cui si uni­scono, con armo­nia di intenti arti­stici e com­pli­cità, la zam­po­gna, i fiati popo­lari, i flauti, l’armonica del gio­vane talento Giu­lio Bianco; le movenze coreo­gra­fi­che, mai spec­chietto per le allo­dole, di Sil­via Per­rone. L’importanza dell’album emerge anche dal nome di chi lo ha pro­dotto, Ian Bren­nan, vin­ci­tore nel 2012 di un Grammy per Tas­sili dei Tina­ri­wen, e di chi ha col­la­bo­rato: oltre a Erri de Luca, Fan­fara Tirana, Ludo­vico Einaudi, il bas­si­sta Vale­rio Com­bass, il can­tau­tore fran­cese Piers Faccini.

Il lin­guag­gio della musica è un espe­ranto che, nel con­certo al Folk Club di Torino, una delle date ita­liane del tour soste­nuto dal gruppo, univa i pre­senti. Tutta la gente par­lava: bal­lando e unen­dosi senza paura di sto­nare al Rirol­lalla lan­ciato da Paglia­lunga. Quarant’anni di Can­zo­niere non sono pas­sati invano. Anzi. Si sente, si vive, si vede.

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Review of our new album 40 on the famous fRoots Magazine

froots magazine

“Sono all’altezza di tutta l’attenzione che hanno ricevuto? Diamine, sì! Sono una delle migliori band del mondo al momento? Senz’ombra di dubbio” – Pazzesca recensione del nostro nuovo album 40 su una delle riviste musicali più importanti a livello internazionale!!

Super amazing review of our new album 40 on the famous fRoots Magazine!
“Do they live up to all the hype they’ve received? Hell, yes! Are they one of the best bands in the world at the moment? Without a shred of doubt”

Buon compleanno Canzoniere! Einaudi, De Luca, Faccini e Gassman per l’album celebrativo dei 40anni

Esce il 7 aprile “Quaranta” il nuovo album del Canzoniere Grecanico Salentino. Nell’album celebrativo della carriera collaborazione di Erri De Luca, Ludovico Einaudi, Piers Faccini e Alessandro Gassman.

Una carriera lunga 40anni, celebrata da un album impreziosito da collaborazioni importanti, come quelle di Erri De Luca, Ludovico Einaudi, Piers Faccini e Alessandro Gassman.
Esce il 7 aprile “Quaranta”, nuovo album del Canzoniere Grecanico Salentino. Un titolo, come spiegano gli autori, “che riprende i 40 anni del CGS, la quarantena, i giorni che servono per vedere se qualcosa dentro di te ha attecchito oppure no, come il periodo di isolamento simbolico che serve prima di ritornare alla vita o come il parallelo che passa da Lecce”. Un album dove violino, tamburelli, corde, organetto e fiati creano soluzioni musicali mai scontate mescolando passato e presente e diventando baluardo di una tradizione che si rinnova; il coronamento di un percorso iniziato dal fondatore Daniele Durante nel 1975, ma anche il terzo disco di un nuovo corso impresso nel 2007 dal figlio Mauro, oggi trentenne, che da allora ha preso in mano le redini del gruppo per dargli una nuova direzione e una nuova linfa.

Le 13 tracce attraverso cui si dipana la cifra poetica del Canzoniere – per lo più in dialetto salentino e in griko, con sporadiche incursioni nell’italiano e nell’inglese – sono piccoli gioielli in bilico tra tradizione e innovazione che fanno trasparire un’urgenza comunicativa non comune fondendo sapientemente testi che trattano temi strettamente attuali con un linguaggio musicale popolare rivisto e riarrangiato secondo un gusto contemporaneo. “Il concept” spiega Mauro Durante “parte da una riflessione sull’eredità del tarantismo. La taranta era quel demone zoomorfo, quel male di vivere, che dall’esterno entrava dentro di te attraverso il morso, impedendoti la felicità e il proseguimento sereno della vita. Spesso era la personificazione di profondi malesseri sociali, sessuali e psicologici. Attraverso un complesso rituale fatto di musica, colore, danza, acqua e l’intermediazione del ‘santo’, la comunità si riuniva accanto al tarantato, lo abbracciava in un cerchio simbolico e lo curava, permettendogli di esorcizzare i suoi demoni e riprendere la vita. Oggi il tarantismo non esiste più, ma a pensarci bene non è la taranta ad essere morta, ma solo la terapia rituale. Oggi il male di vivere, la taranta, ha solo forme in parte diverse rispetto al passato, come la solitudine, la difficoltà a trovare lavoro ed il proprio posto nel mondo, la crisi, il rapporto con l’ambiente, l’incomunicabilità, le migrazioni vecchie e nuove, l’isolamento, ma è più viva che mai. A non esserci più è quel dispositivo sociale sistematico, che permetteva a chi stava soffrendo di non essere abbandonato, ma anzi, di essere ‘reintegrato’. Un tarantato di oggi è spesso abbandonato a se stesso. E allora noi cantiamo questi nuovi demoni per esorcizzarli, e indichiamo simbolicamente ancora la danza, il ‘ballare fuori’ i propri demoni, lo stare insieme, la riscoperta della socialità fatta di contatto e condivisione, l’amore, la forza inarrestabile delle idee e dei sogni, l’esaltazione della vita, come unica terapia possibile”.

Prodotto da Ian Brennan (Bill Frisell, Jovanotti, Flea, Lucinda Williams) ospita i contributi importanti del pianista e compositore Ludovico Einaudi, autore insieme a Mauro Durante la musica del brano “Taranta”, in cui suona anche il pianoforte, del cantautore inglese Piers Faccini, che ha firmato il testo “I love Italia”, unica traccia in inglese del disco, della Fanfara Tirana che suona in “No Tap” mentre il basso di Valerio Combass è presente in diverse tracce del disco. Altro ospite eccellente è lo scrittore Erri De Luca autore della prefazione  e del testo di “Sola Andata”, primo singolo dell’album che è valso al gruppo il premio Arte e diritti umani 2014 di Amnesty International Italia. Un brano che affronta il difficile tema degli immigrati che arrivano nel nostro paese dopo lunghe e rischiose traversate via mare. Il video clip, nato da un’idea della giornalista Gabriella Della Monaca è stato girato sulle coste leccesi da Alessandro Gassmann e vede un cameo di Erri de Luca, che per la prima volta appare in un video musicale.

Il Canzoniere, in tour mondiale da gennaio, continua a raccogliere critiche favorevoli. “Ascolto le loro melodie che sono lettere spedite da un condominio in fiamme” ha scritto di loro Erri De Luca. “Il Canzoniere è un tornado”, scrive il New York Times, per il New Yorker “il gruppo ha pochi pari nella world music contemporanea”. Per il The Guardian il loro “è stato uno dei concerti più esaltanti del Womad” per L’Independent “ è raro che la musica tradizionale suoni così intensa, misteriosa e attuale”.

Il Canzoniere Grecanico Salentino è capitanato da Mauro Durante (voce, percussioni, violino) e annovera al suo interno alcuni tra i migliori artisti pugliesi: Emanuele Licci, (voce, chitarra, bouzouki) Alessia Tondo (voce) Giancarlo Paglialunga (voce, tamburello) Massimiliano Morabito (organetto) Giulio Bianco (zampogna, armonica, flauti, fiati popolari) Silvia Perrone (danza).

Qui i testi dell’album e le traduzioni.

giovedì 2 aprile 2015

 

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