LesInrocks: 10 albums pour célébrer la Méditerranée

La Méditerranée n’est pas seulement la mangeuse d’hommes de la tragédie contemporaine. Elle reste un formidable creuset d’invention et les musiciens qui peuplent ses rives continuent à partager leurs voix et leurs rythmes.

Canzoniere Grecanico Salentino, Quaranta

Le Canzoniere a 40 ans cette année et, si la plupart de ses membres actuels n’étaient pas nés quand le groupe s’est formé, tous ont tenu à fêter dignement cette entrée dans la maturité. La formule ne change pas : de la tarentelle, bien sûr, des tambourins, des violons et des chœurs, et la voix bouleversante de Maria Mazzotta pour mener le cortège au divin. A l’ombre de la fête peut aussi surgir la tragédie contemporaine, ainsi lorsque résonnent les vers d’Erri de Luca et que sont évoquées les marées de souffrances qui se multiplient en Méditerranée. Cette entrée dans la quarantaine est donc à la fois gaie et grave, enjouée et inquiète, à fleur de peau et immensément touchante.

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Four stars for our new album Quaranta on the guardian

Canzoniere Grecanico Salentino: Quaranta review – thoughtfully angry folk-dance from Italy

4/5stars

(Ponderosa/Discovery)

You wait for months for an album that will cure tarantula bites, and then two come along at once. Last week saw the release of Ludovico Einaudi’s Taranta Project, which reworks the hypnotic folk dance music of south-east Italy that is traditionally reputed to have such power. Now comes a powerful and varied set from Canzoniere Grecanico Salentino, who were among the celebrity cast taking part in Einaudi’s project, but here mix traditional influences with angry new political songs. Their starting point is the pounding tamburelloframe drum, which is matched against edgy, attacking harmony vocals and a swirling instrumental lineup that includes bouzouki, violin, accordion and bagpipes. There are fiery dance pieces, wailing unaccompanied vocal harmonies, and, best of all, the thoughtful and angry Solo Andata (“one-way ticket”), a lament for migrants dying in the Mediterranean as they try to reach Italy, that ends with a frenzied violin work-out.

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I fenomeni del “quarantismo”

cgs_40

 

di Lorenzo Antonazzo

Ascolti e riascolti Quaranta e sai che “la taranta è viva e non è morta”. La disoccupazione giovanile, il degrado della società, le problematiche ambientali: il male di vivere cambia nomi e forme, ma rimane un tormento comune, tanto più per l’uomo di oggi, che pare aver dimenticato i rimedi efficaci di un tempo. A ricordarti la terapia perfetta sono i componenti del Canzoniere Grecanico Salentino, veri e propri fenomeni del “quarantismo”.

Lungi da ogni operazione di tipo nostalgico o museale, per celebrare il proprio quarantennale il gruppo salentino capeggiato da Mauro Durante attinge al fondo più autentico della cultura popolare riscoprendo un linguaggio in grado di comprendere ed esorcizzare la realtà. Nessuno sterile attaccamento al benché minimo purismo formale, nessuna concessione ai ritmi ormai così in voga quando si parla di “pizzica”: semplicemente Quaranta racconta la riscoperta della felicità.

Si comincia con Tienime tata, brano che sin da subito mette in luce da una parte la tematica dell’intreccio generazionale, vena sotterranea che percorre l’intero disco, dall’altra l’inquietudine giovanile, non del tutto estranea al tema delle radici, di chi è appunto teso in modo tragico tra il calore della terra natia e l’aspirazione a cieli più tersi, dove i propri sogni possono forse trovare uno spazio.

Tata lu ientu e poi
li tramonti lenti
pena ca nu more mai
terra d’emigranti…

Su questa visione crepuscolare, che pare delineare il quadro di una società in cui la crisi (soprattutto quella dei valori) intacca ogni possibilità di gioia piena, irrompe subito la vera protagonista di quest’album, ovvero la danza. Con il canto tradizionale in griko Rirollalla, il CGS evoca quel ritmo antico e irrefrenabile che sa trasmettere il gusto della buona compagnia e l’aspirazione ad una letizia che non ignora le difficoltà, eppure non si lascia mai da esse determinare. Lo stesso ritmo che ha già infiammato i palcoscenici di mezzo mondo, che ad ogni latitudine smuove i piedi di chiunque, senza eccezioni. Nelle parole di Mauro Durante:

La danza in particolare, oltre che la musica, per definizione annulla le distanze. Quando ci si trova a ballare con qualcuno non c’è più una barriera, non c’è differenza di classe, non c’è differenza di sesso, non c’è differenza di religione, non c’è alcuna differenza: si è allo stesso livello, si è a contatto con la terra, ci si guarda negli occhi, ci si può toccare. E questo è un simbolo di quello che deve essere la riscoperta di una condivisione vera, fatta di contatto.

Non a caso, di condivisione e di contatto parla la traccia che risuona in questi giorni di più triste attualità. Solo andata è frutto dell’incontro tra Daniele Durante, uno dei fondatori del gruppo, ed Erri De Luca, che ha definito le canzoni di Quaranta “lettere spedite da un condominio in fiamme”. Musicare i versi del poeta, toccanti ma non troppo orecchiabili, deve essere stato arduo, per questo colpisce ancor di più il risultato finale, un accompagnamento in tutto e per tutto degno della bellezza delle parole di De Luca e delle immagini che esse evocano. Particolarmente emozionante la sezione strumentale in coda al brano: il video con la regia di Alessandro Gassman ha gioco facile nell’esplicitare le sensazioni di una canzone già di per sé molto suggestiva.

Il tono si fa più mordace con I love Italia, sorta di tarantella le cui strofe, una più acuta dell’altra, sono scritte in inglese dal cantautore Piers Faccini. Il brano, tanto più nel contrasto fra il testo e l’arrangiamento scanzonato, evidenzia tutte le contraddizioni del Bel Paese, quello che il ritornello richiama con ironia facendo appello ad immagini ingenue e stereotipate.

Mona Lisa’s smiling
but we don’t get the joke…

È a questo punto che salgono in cattedra Maria Mazzotta Massimiliano Morabito, l’una voce solista e l’altro organettista in una Ninna nanna che strega e che intriga. Così dolente, così accorata, da suggerire l’immagine di una madre che veglia il figlio fino all’ultimo dei sonni.

e ninnë ninnë e quantë të vogghjë benë
së benë nun të vulèssë ijë nun të cantàssë…

Una parentesi di quiete, un altro accenno alla solidarietà tra le generazioni, ed è subito tempo di immergersi in Taranta, titolo tanto impegnativo quanto importante a livello musicale è il suo nume Ludovico Einaudi. Pezzo moderno e ispirato, non a caso vicino al cuore del disco, dal momento che ne riassume appieno il concept, ovvero l’amore e la socialità (simbolizzati dalla danza) come unico possibile esorcismo al male.

e osce ca li tempi hannu cangiati
ci è ca po sentire lu miu dulore
e ci me porta l’acqua pe sanare
a ci chiedu la grazia pe guarire
nu sacciu ci è taranta ca me tene
ma nu me lassa e me face mpaccire
ci è taranta nu me abbandunare
ci balli sulu nu te puei curare…

Un percorso in ogni caso non così semplice: Mara l’acqua, il brano centrale, è un passaggio scuro, come il nero che i passi di danza cercano di dissipare sulla copertina. Un canto antico, di morte e amore precluso, una melodia arcaica che qui poggia solo sulla potenza di tre voci, tra canone e intrecci, e rende al meglio l’eccezionalità di un gruppo come il Canzoniere: un’anima solida e la perfetta compenetrazione di artisti eccellenti; nessuno (o quasi) indispensabile e tutti in stato di grazia.

Sin dal titolo, in No TAP trova spazio in modo più esplicito la critica civile, con chiaro riferimento al gasdotto che senza curarsi delle proteste minaccia il Salento. Parole salaci e una critica che sbeffeggia: inconfondibile l’impronta dell’ironia di Daniele Durante, così come d’altronde nell’incipit di Ziccate, pezzo che ci fa ballare sulle storture che noi stessi (prima ancora delle compagnie petrolifere) imponiamo al nostro territorio.

quiddhu ca li antichi n’ianu lassatu
senza vergogna l’amu squagghiatu
mo ci tuttu quantu nvelenamu
li sordi tocca ni mangiamu…

Emanuele Licci, già voce in No Tap, imbraccia il suo bouzuki per i due minuti scarsi di Pu e to rodo t’orio, altro brano tradizionale in griko, altro canto di un solitario infelice, di amore negato, che in questa interpretazione – come da qualcuno giustamente suggerito – ricorda da vicino la figura di certi bluesmen americani.

Ma è tempo di bandire la tristezza! È quanto i “fenomeni del quarantismo” sono venuti a curare e diventa ormai chiarissimo in Iessi fore, traccia che tra l’altro mette in luce la qualità di Giulio Bianco (coautore dell’arrangiamento) ai fiati. Senza eguagliare le vette poetiche toccate altrove nell’album, il testo esprime la necessità di rompere i muri dell’isolamento e propone come strada da seguire quell’esternazione nella pubblica piazza (sia pure oggigiorno quella globale) che soltanto la musica è in grado di propiziare.

apri la porta e senti cu lu core
nu ni nde sciamu ci nu iessi fore…

Si giunge per questo tramite a Quaranta, esperimento voluto dal produttore Ian Brennan nel quale è possibile sentire anche Silvia Perrone, ballerina del CGS, danzare su un’asse di legno. Una traccia criptica, praticamente astratta, che però funge da felice svolta per il disco. Il suono cupo che lentamente sfuma in chiusura, infatti, potrebbe rappresentare la nuvola scura che la danza ha infine disperso.

Ed è l’apoteosi: Respiri cantata dalla voce delicata e potente di Giancarlo Paglialunga. Amore al primo ascolto, musica che ti lusinga il cuore, ti resta in testa come un buon auspicio. L’idea che l’origine di ogni miglioramento, il fulcro stesso delle nostre esistenze, poggi sugli altri e sulla relazione che ci unisce a loro.

e de quandu nci sinti tie cu mie
ogni sogno è raggiungibile
statte de coste a mie nu te nde scire
nu voju me perdu mancu unu de
tutti li toi
respiri…

Non c’è di meglio per concludere i circa quaranta minuti di Quaranta. O forse sì, basta ascoltare bene e fino in fondo.

 

 

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Il Manifesto: Quell’esperanto gioioso di note

Musica. È uscito il nuovo album del Canzoniere Grecanico che celebra i quarant’anni di carriera

A marzo erano ad Ade­laide, Austra­lia. Da lì hanno con­ti­nuato a seguire la rotta musi­cale di un tour che, oltre ad Austra­lia e Nuova Zelanda, li por­terà in Bel­gio, Fran­cia, Sviz­zera, Ger­ma­nia. Terre di migranti del pas­sato, migliaia di ita­liani tra loro; terre di migranti del pre­sente, facce e sto­rie diverse acco­mu­nate dalla neces­sità dispe­rata di un futuro. Quando, dal palco di un tea­tro o di un festi­val, i sette del Can­zo­niere Gre­ca­nico Salen­tino faranno scen­dere in pla­tea Solo andata, è facile imma­gi­nare sugli occhi dei migranti del pas­sato e del pre­sente ombre impos­si­bili da can­cel­lare. Il testo porta la firma di Erri De Luca «Da qua­lun­que distanza arri­ve­remo, a milioni di passi/ Noi siamo i piedi e vi reg­giamo il peso/ Spa­liamo neve, pet­ti­niamo prati/ bat­tiamo i tap­peti, rac­co­gliamo il pomo­doro e l’insulto/ Noi siamo i piedi e cono­sciamo il suolo passo a passo/ noi siamo il rosso e il nero della terra/.» Di De Luca sono anche le righe dell’introduzione all’album Qua­ranta, appena uscita (Pon­de­rosa Music & Art), che il Can­zo­niere ha rea­liz­zato per i suoi quat­tro decenni di atti­vità: dodici brani a spar­tirsi la scena, alter­nando pic­coli inni all’amore come Respiri, alla ritrita ico­no­gra­fia del Bel Paese con I love Ita­lia; i versi ‘india­vo­lati’ di Taranta a quelli in griko (antica lin­gua di Puglia, Basi­li­cata e Cala­bria, par­lata ormai da pochis­simi) di Pu e to rodo t’orio, Dove la rosa è bella.

Si narra, poi, in No Tap, di con­ta­dini un tempo pie­gati a lavo­rare i campi e che oggi si vor­reb­bero proni davanti a una con­dotta del gas «Vi porto il lavoro/ Vi porto il futuro/Un futuro sicuro/ Se tu ti pie­ghi, se tu ti chini/ vedrai che sviluppo/ Lo svi­luppo del mio gaz/». Zic­cate, Tie­niti, ricorda un padre che dalla fati­cosa semina della cam­pa­gna rica­vava di che vivere. Alli­neato alla moder­nità dei tempi, il figlio si vanta «Io invece alla cam­pa­gna di mio padre/ ho pian­tato il fotovoltaico/ Non zappo, non lavoro e gua­da­gno soldi/ E se squa­glio la terra me ne fotto/».

Va detto: tra­durre, qui, i testi, non rende giu­sti­zia alle sfu­ma­ture e ai colori di quelli ori­gi­nali. I quat­tro con­certi ita­liani hanno offerto al pub­blico un gruppo che, pur con­ti­nuando la strada aperta nel 1975 dal fon­da­tore Daniele Durante, ha impresso, con il figlio Mauro, dal 2007, una svolta in cui i rife­ri­menti all’attualità tro­vano spa­zio più ampio. Cam­biare non signi­fica stra­vol­gere. Il corpo e l’anima del Can­zo­niere con­ti­nuano ad affi­darsi alla voce, alle per­cus­sioni e al vio­lino di Mauro Durante; all’organetto e altre tastiere di Mas­si­mi­liano Mora­bito, alla voce spet­ta­co­lare di Maria Maz­zotta, alla chi­tarra e al bozouki di Ema­nuele Licci, ai tam­bu­relli e all’inimitabile tim­bro vocale car­ta­ve­trato di Gian­carlo Paglialunga.

Cui si uni­scono, con armo­nia di intenti arti­stici e com­pli­cità, la zam­po­gna, i fiati popo­lari, i flauti, l’armonica del gio­vane talento Giu­lio Bianco; le movenze coreo­gra­fi­che, mai spec­chietto per le allo­dole, di Sil­via Per­rone. L’importanza dell’album emerge anche dal nome di chi lo ha pro­dotto, Ian Bren­nan, vin­ci­tore nel 2012 di un Grammy per Tas­sili dei Tina­ri­wen, e di chi ha col­la­bo­rato: oltre a Erri de Luca, Fan­fara Tirana, Ludo­vico Einaudi, il bas­si­sta Vale­rio Com­bass, il can­tau­tore fran­cese Piers Faccini.

Il lin­guag­gio della musica è un espe­ranto che, nel con­certo al Folk Club di Torino, una delle date ita­liane del tour soste­nuto dal gruppo, univa i pre­senti. Tutta la gente par­lava: bal­lando e unen­dosi senza paura di sto­nare al Rirol­lalla lan­ciato da Paglia­lunga. Quarant’anni di Can­zo­niere non sono pas­sati invano. Anzi. Si sente, si vive, si vede.

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Review of our new album 40 on the famous fRoots Magazine

froots magazine

“Sono all’altezza di tutta l’attenzione che hanno ricevuto? Diamine, sì! Sono una delle migliori band del mondo al momento? Senz’ombra di dubbio” – Pazzesca recensione del nostro nuovo album 40 su una delle riviste musicali più importanti a livello internazionale!!

Super amazing review of our new album 40 on the famous fRoots Magazine!
“Do they live up to all the hype they’ve received? Hell, yes! Are they one of the best bands in the world at the moment? Without a shred of doubt”

Quaranta, disco del mese su blogfoolk

Canzoniere Grecanico Salentino – Quaranta (Ponderosa Music & Art, 2015)

BF-CHOICE
 
La storia del Canzoniere Grecanico Salentino abbraccia passato, presente e futuro della scena musicale salentina, non solo per l’importanza centrale che ha rivestito a metà degl’anni Settanta nel dare la spinta propulsiva alla riproposta dei materiali tradizionali della loro terra, ma anche per aver influenzato in modo determinante le varie formazioni conterranee emerse negli anni successivi. Gli anni più recenti hanno visto Mauro Durante (voce, tamburi a cornice, percussioni e violino) raccogliere il testimone dal padre Daniele alla guida della formazione salentina, ed aprire un fase di rinnovata vitalità per il gruppo, insieme ad alcuni tra i più talentuosi musicisti salentini ovvero Emanuele Licci (figlio di un altro dei fondatori del gruppo Roberto Licci) (voce, bouzuki), Giulio Bianco (zampogna, flauto e basso), Maria Mazzotta (voce e tamburi a cornice), Massimiliano Morabito (organetto), Giancarlo Paglialunga (voce e tamburo a cornice) e Silvia Perrone (danze). La nuova line-up del Canzoniere Grecanico salentino, in breve tempo, si è così ritagliata un posto di rilievo nella scena della world music mondiale grazie agli apprezzatissimi “Focu D’Amore” del 2010 a “Pizzica Indiavolata” del 2012, e all’intensa attività live che li ha portati sui palchi di tutto il mondo, raccogliendo grande successo e recensioni lusinghiere di New York Times, New Yorker e Independent, tra gli altri. A tre anni di distanza dall’ultimo disco in studio, e in perfetta coincidenza con i festeggiamenti per i quarant’anni di attività ininterrotta del gruppo, il Canzoniere Grecanico Salentino, ritorna con un nuovo album intitolato semplicemente “Quaranta”, che lascia da parte ogni celebrazione autoreferenziale per costituire un’altra pietra miliare della loro storia, proponendo una perfetta commistione tra brani tradizionali e composizioni originali in cui si intrecciano impegno sociale e canzone d’autore. Abbiamo intervistato Mauro Durante per approfondire insieme a lui le ispirazioni, le fasi realizzative e i temi di questo nuovo lavoro.

A tre anni di distanza da “Pizzica Indiavolata” arriva “Quaranta” il disco che celebra i quarant’anni del Canzoniere Grecanico Salentino, come nasce questo nuovo album?

Il concept dell’album nasce da una riflessione sull’eredità del tarantismo, e sul concetto di Taranta. La taranta era quel demone zoomorfo, quel male di vivere, che dall’esterno entrava dentro di te attraverso il morso, impedendoti la felicità. Spesso era la personificazione di profondi malesseri sociali, sessuali e psicologici. Attraverso un complesso rituale fatto di musica,  colore, danza, la comunità si riuniva accanto al tarantato, lo abbracciava in un cerchio simbolico e lo curava, permettendogli di esorcizzare i suoi demoni e riprendere la vita.  Oggi il tarantismo non esiste più, ma in realtà non è il male di vivere, la taranta, ad essere  morta, ma solo la terapia rituale. La taranta oggi ha assunto forme in parte diverse rispetto al passato, come la solitudine, la crisi, il rapporto con l’ambiente, l’incomunicabilità, le migrazioni vecchie e nuove, ma è più viva che mai. A non esserci più e quel dispositivo sociale sistematico, che permetteva a chi stava soffrendo di non essere abbandonato, ma anzi, di essere “reintegrato”. Quaranta canta questi nuovi demoni per esorcizzarli, e indica simbolicamente ancora la danza, il “ballare fuori” i propri demoni, come unica terapia possibile.

Rispetto al disco precedente, la prima cosa che colpisce è la tensione continua ad attualizzare la musica tradizionale, facendo diventare i vostri brani originali parte integrante di essa. Da dove nasce la scelta di imprimere un profilo più cantautoriale al vostro repertorio?

Per definizione la musica tradizionale è legata ad una funzione, risponde ad un’urgenza. Le persone cantavano quelle melodie e quei testi perché erano parte della loro quotidianità. Un gruppo come il Canzoniere, che ha un’identità legata ad un territorio e alla sua cultura, non può prescindere dal rapporto con il presente.

Come si è evoluto il sound del Canzoniere Grecanico Salentino rispetto a “Pizzica Indiavolata”?

Abbiamo lavorato tanto perché fin dalle prime note di un brano il nostro sound fosse molto caratterizzato, immediatamente riconducibile a noi. Abbiamo voluto creare un “marchio”, esaltando la particolarità dei nostri timbri vocali e strumentali. La base ritmico armonica è costituita dal tamburo, il bouzouki e l’organetto, più basso o moog. L’elemento melodico è portato dal violino, dall’organetto stesso o dai vari strumenti a fiato. Grande importanza hanno poi le voci e le armonizzazioni nei cori.

Come si sono svolte le sessions del disco?

Abbiamo registrato il disco in una masseria vicino Lecce, Tenuta Monacelli, in presa diretta, voci comprese. Un’atmosfera totalmente diversa da quella di una registrazione in studio. Eravamo all’aperto tra gli ulivi, o nell’ipogeo circondati da pietre vecchie di secoli. Niente cuffie o amplificazione, solo le nostre voci e i nostri strumenti.

Quanto è stata determinante la produzione di Ian Brennan?

Ian ha una grande esperienza internazionale, e ci ha aiutato molto perché la nostra musica arrivasse diretta, forte, senza filtri o sovrastrutture. Non si è occupato della composizione dei brani o degli arrangiamenti, ma del loro impatto complessivo. Da qui la scelta di un disco quasi interamente senza click e registrato in presa diretta pressoché integrale. Inoltre ha scelto un team di tecnici (per missaggio e masterizzazione) che hanno saputo esaltare i nostri brani con un suono molto intenso e potente.

Quali sono state le difficoltà che avete incontrato nella realizzazione di questo nuovo album?

Non è facile scrivere nuovi testi e nuove musiche che siano all’altezza di brani tramandati per secoli. Ma quando si crede in qualcosa è molto importante mettersi alla prova, e il risultato è che siamo molto orgogliosi di un disco che ci rappresenta appieno. Un disco che parla di noi e del nostro presente, con un linguaggio allo stesso tempo antico e moderno.

Il disco si apre con “Tienime Tata”, un brano dal testo molto profondo, in cui protagonista è un giovane costretto a lasciare la propria casa e la propria terra, alla ricerca di un futuro migliore. Cosa vi ha ispirato questo brano?

Basta aprire gli occhi e guardare ai nostri amici, parenti. Quanti sono in cerca di lavoro nonostante siano altamente preparati e specializzati? La generazione dei miei genitori e quella prima ha potuto beneficiare del proprio lavoro, dei propri talenti. Ha costruito una vita su quello. Oggi siamo senza certezze, senza punti di riferimento, e spesso lo staccarsi dai luoghi a noi cari, dalle famiglie, diventa l’unico sbocco possibile.

Sul versante dei brani tradizionali si spazia dal griko di “Rirollalla” alla tradizione di Carpino con “Ninna Nanna” fino a toccare il canto alla stisa di “Mara L’Acqua”. Come avete selezionato questi brani?

Scegliamo quei brani tradizionali che abbiano un significato importante per il presente, con temi universali o atemporali. Brani che sappiano esprimere con grande forza emozioni vive ancora oggi. “Rirollalla” è un canto d’amore, che comunica una grande gioia di vivere. “Ninna nanna” è l’abbraccio simbolico, triste e carico di amore, della madre al figlio. “Mara l’acqua”, che già nel titolo nega la vita con una forza impressionante, è una potentissima espressione del male di vivere, che è senza tempo. Un esempio di quanto la poesia popolare sappia raggiungere vette altissime.

Dalla collaborazione con Erri De Luca è nato il singolo che ha anticipato il disco “Solo Andata” e per il quale avete realizzato uno splendido videoclip. Come nasce questo brano?

“Solo andata” è un racconto di tanti incontri. Un racconto che parte dalla giornalista salentina Gabriella Della Monaca, che è stata un po’ il “motore” del progetto. È l’incontro di Erri De Luca, mio padre, il Canzoniere, Gabriella, Oh!pen, Alessandro Gassmann, e poi Lecce2019, Amnesty International. La poesia di Erri è di una bellezza sconvolgente, che ridà dignità umana a queste persone che muoiono per mare cercando di arrivare sulle nostre coste. Persone che non devono essere abbandonate, non devono essere lasciate morire, per nessun motivo. Aver partecipato a questo progetto, componendo e suonando la musica di Solo Andata, è motivo di grandissimo orgoglio per noi.

Altra collaborazione importante del disco è quella con il tuo vecchio amico Piers Faccini che co-firma “I Love Italia”, un brano solo in apparenza leggero, ma che mette alla berlina lo stereotipo dell’italiano all’estero visto come spaghetti, pizza e mandolino…

“I love Italia” è un’amara riflessione sull’Italia di oggi. Un paese bellissimo, meraviglioso, che ha bisogno di smettere di lasciarsi passare tutto addosso. Sta a noi italiani cambiare marcia e direzione.

Uno dei momenti più alti del disco è senza dubbio “Taranta”, in cui spicca il pianoforte di Ludovico Einaudi che tra l’altro ha co-firmato con te questo brano, in cui spicca il verso “ci è taranta nu me bbandunare / ci balli sulu nu te puei curare”. C’è ancora bisogno della pizzica pizzica curativa per alleviare il mal di vivere del morso della taranta?

C’è ancora bisogno della pizzica o della danza se le pensiamo come un simbolo. Il simbolo dell’ambizione a recuperare un senso di comunità, della riscoperta della socialità fatta di contatto e condivisione, della forza inarrestabile delle idee e dei sogni. La danza annulla le distanze, è esaltazione della vita.

Altro brano di grande attualità è “No Tap”, una sorta di anthem per il movimento che in Salento si è opposto alla costruzione di un gasdotto…

“No Tap” è un brano di mio padre, che abbiamo voluto fortemente far nostro. È il sarcastico racconto di un moderno cantastorie sul potere e le “sottili” forme del controllo e della corruzione, che prende spunto dalla vicenda del TAP (TransAdriaticPipeline), il gasdotto transnazionale che dovrebbe arrivare in Italia dall’Azerbaigian, passando con il suo tubo “attraverso” le coste adriatiche del Salento. Il nostro è un deciso no.

“Ziccate”, su testo di tuo padre Daniele, è invece la fotografia di coloro che nelle campagne salentine un tempo coltivate dai propri nonni, hanno preferito installare pannelli fotovoltaici per solo profitto…

È la fotografia di chi vende la propria terra senza alcun rispetto né lungimiranza. Ci stiamo avvelenando da soli. I rifiuti sotterrati, l’abbandono delle colture in favore del fotovoltaico, l’uso massiccio di pesticidi sui nostri uliveti per debellare il fantasma della xylella…
Faremo tutto quanto in nostro potere perché si smetta di violentare la nostra terra.

Chiude il disco quel gioiello che è “Respiri”, altro brano di grande spessore cantautorale. Com’è nato questo brano…

Difficile descrivere come nasce una canzone d’amore… L’anno scorso io e Silvia Perrone ci siamo sposati, e “Respiri” l’ho scritta per lei.

Concludendo, come saranno i concerti con i quali porterete sul palco “Quaranta”?

Saranno insieme luce e ombra, intimità e festa. “Quaranta” racconta della crisi del nostro tempo, materiale e di valori, e del suo superamento simbolico.

Canzoniere Grecanico Salentino – Quaranta (Ponderosa Music & Art, 2015)

Dare per scontato le cose con il Canzoniere Grecanico Salentino significa commettere un errore, perché tanto la formazione storica guidata da Daniele Durante, quanto quella più recente sotto la direzione artistica del figlio Mauro, ci hanno insegnato che una delle loro peculiarità è il non essere prevedibili. La dimostrazione di ciò arriva dalla precisa scelta di celebrare i quarant’anni di attività del gruppo con un disco nuovo, e non già con una più semplice raccolta di riletture di brani già incisi in passato, o ancora con edizioni deluxe rimasterizzate di vecchi album. Sarebbe stato tutto troppo facile, e certamente nessuna celebrazione autoreferenziale avrebbe dato ulteriore impulso alla crescita del gruppo.  Al contrario il Canzoniere Grecanico Salentino ha intenso rendere omaggio alla sua storia guardando al futuro con “Quaranta”, disco che nel rinnovare l’impegno e l’attivismo sociale della fondatrice Rina Durante, ricontestualizza la tradizione musicale salentina cantando l’inquietudine dei nostri tempi. Inciso in presa diretta, e prodotto dalle mani esperte di Ian Brennan (già al fianco di Bill Frisell, Jovanotti, Lucinda Williams, Tinariwen), il disco è stato realizzato con il sostegno di Puglia Sound Records 2015. I tredici brani dell’album si caratterizzano per la grande cura dei suoni e delle voci, ma soprattutto  per l’esaltazione della dimensione di collettivo aperto che il Canzoniere Grecanico Salentino ha assunto negli ultimi anni, come dimostrano le partecipazioni di Erri De Luca nelle vesti di autore, Ludovico Einaudi, Piers Faccini, Fanfara Tirana e Valerio Combass al basso. Sin dal primo ascolto ciò che si averte chiaramente la piena maturazione artistica della nuova formazione del gruppo, ormai consapevole del proprio talento e delle proprie potenzialità tanto destreggiarsi tra brani tradizionali e composizioni originali. Ad aprire il disco è proprio un brano di nuova composizione “Tienime tata”, cantata da Giancarlo Paglialunga, ed in cui la struttura dei canti di lavoro salentini si accompagna ad un testo nel quale emerge il disagio di una generazione costretta ad abbandonare la propria terra alla ricerca di fortuna e lavoro. La trascinante pizzica pizzica in griko “Rirollalà” dal passato delle registrazioni di Lomax ci conduce alla triste attualità del presente con il singolo che ha anticipato l’uscita del disco, “Solo Andata” su testo di Erri De Luca, nel quale viene denunciato il dramma dei migranti che approdano sulle nostre coste a bordo di malsicuri barconi. Il crescendo del brano, accompagnato dalla voce e dal bouzuki di Emanuele Licci, sfociano in un assolo di violino magistrale di Mauro Durante, a cui si accompagna il ritmo incessante dei tamburi a cornice. Se sorprendente è la tarantella sui luoghi comuni dell’italianità visti dall’estero, “I Love Italia”, nata dalla collaborazione con Piers Faccini, la successiva “Ninna Nanna” dal repertorio di dell’ultimo dei Cantori di Carpino, Antonio Piccininno, è un piccolo gioiello che arriva dritta dal progetto speciale “Puglia” realizzato per l’edizione 2013 de La Notte della Taranta, con la voce di Maria Mazzotta e l’organetto di Massimiliano Morabito in grande evidenza. Si prosegue in territori world con “Taranta” scritta ed incisa con Ludovico Einaudi, e caratterizzata da un testo tutto giocato sul parallelo tra i mali di ieri curati dai suonatori delle tarantate, e quelli di oggi. Dal repertorio degli Ucci arriva poi “Mara L’Acqua” che riporta alla luce la dimensione polivocale del canto salentino, mentre la successiva “No Tap”, firmata da Daniele Durante, è un atto di accusa senza mezzi termini sul “tubo del gaz”, il gasdotto che ben presto arriverà a deturpare in maniera irrimediabile la costa salentina. Di grande attualità è anche la successiva “Ziccate” una pizzica incazzata sugli scempi perpetrati nelle campagne salentine. Il tradizionale griko “Pu è rodo t’orio”, interpretato per soli voce e bouzuki da Emanuele Licci, ci conduce verso il finale dove spiccano quella perla che è “Iessi fore” in cui brillano la voce di Maria Mazzotta e i fiati di Giulio Bianco, ma soprattutto l’intensa canzone d’amore “Respiri”, una delle composizioni più belle di sempre di Mauro Durante, che Giancarlo Paglialunga impreziosisce con il timbro personalissimo della sua voce. “Quaranta” è, dunque, un magnifico esempio di come si possa mantenere viva una tradizione musicale antica raccontando ciò che circonda, come quei contadini che nei campi alleviavano con il canto le dure condizioni di lavoro.
Salvatore Esposito

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The australian: The demon beat goes on for festival city

australia womad
Italian pizzica group Canzoniere Grecanico Salentino sets the tone yesterday for this weekend’s WOMADelaide festival in Adelaide.
Picture: Kelly Barnes Source: News Corp Australi
MEREDITH BOOTH // THE AUSTRALIAN // MARCH 07, 2015 12:00AM

 

THE frantic rhythms of the taran­ta, or spider, dance was once a ritual exorcism in southern Italy’s churches and piazzas for women bitten by the poisonous tarantula.

Now, rapid tambourine beats accompanied by a scarf-waving dancer, voice, violin, bouzouki and accordion of the seven-piece group Canzoniere Gre­canico Salentino were an antidote for modern-day demons, said ­violinist Mauro Durante, who will perform with the ensemble at Adelaide’s four-day World of Music, Arts and Dance festival, WOMAD­elaide, which began last night in the city’s lush Botanic Park.

Durante said traditions of pizzica-style taranta — which originated in Puglia, Italy’s “heel” — had been revived since the mid­70s, with the band now featuring its second generation of players.

Neo-tarantismo is now celebrated with an annual festival in the province of Lecce, melding traditional and contemporary sounds in the style.

Durante and bazouki player Emanuele Licci’s parents were in the original line-up of the group, which now tours internationally.

“The ritual is dead, tarantismo is dead, but we like to think that the therapy for the suffering is alive — we think that singing and dancing is as much again today a new way to exorcise demons,’’ he said.

Canzionere is among more than 400 performers to appear at the 23rd WOMADelaide, including traditional and contemporary musicians, artists, dancers and thinkers from around the world.

This year’s program, on seven stages, will engage audiences with street theatre, visual artists, a cooking program and environmental discussions.

Festival director Ian Scobie expect­ed near-record, 80,000-strong daily attendances, with Adelaide’s weather forecast to be in the mid-20s over the long weekend.

Scobie said that the festival would feature an extraordinary diversity of musical experiences from contemporary western singers Sinead O’Connor, Swedish rapper Neneh Cherry and Canada’s Rufus Wainwright to Mali-based maestro Toumani Diabate, Sengalese musician Youssou N’Dour and Cuba’s Orquesta Buena Vista.

Australian performers include desert reggae group the Tjintu Desert Band, Aboriginal and Torres Strait Islander artists the Painted Ladies and Brisbane’s Robert Forster among others.

Founded by musician Peter Gabriel in 1982, WOMAD expanded to Adelaide in 1992 and has become one of the biggest outdoor festivals on the Aust­ralian calendar.

 

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FIVE STARS review – Traditional dance music made rows of seats an unnecessary impediment

recensione a ★★★★★ del nostro concerto a Glasgow per Celtic Connections sul The Scotland Herald! “la musica da ballo tradizionale ha reso le file di posti a sedere un impedimento non necessario”

CELTIC CONNECTIONS: REVIEW read the full article

Canzoniere Grecanico Salentino,

O2 ABC, Glasgow

Keith Bruce

FIVE STARS

Boasting a name longer than one understands racehorses are permitted, Canzoniere Grecanico Salentino (CGS) hail from the heel of the boot of Italy in Puglia and sing in a mixture of Salentino and modern Italian. Their presence in the city for the first time is precisely what makes Celtic Connections special. As well as a moving contemporary song about the migrants perilously arriving in their country today (its title translated by leader Mauro Durante as One Way Ticket), the sextet, joined for some of the set by a very lovely dancer, play traditional dance music that made the rows of seats installed in the venue an unnecessary impediment.

With three very different and very fine singers in their number as well as virtuosi on pipes, whistles, button accordian, fiddle, bouzouki and tamburello, CGS are like a Mediterranean version of the high energy Quebecois groups we have seen and heard in previous years. Durante’s party-piece of tuned feedback on a solo for tambourine and Shure SM57 microphone was a first in my listening experience however.

If CGS are hot, support act Complete are effortlessly cool. A sharply-suited acapella quartet from South Africa, who have been mentored by Hugh Masekela and Ladysmith Black Mambazo’s Joseph Shababala, they too are in the city for the first time, and it is unlikely the festival will contain anything more multi-cultural than their version of My Yiddishe Mama, or their take on Gaelic waulking song.

And if the showstopping I Love My Beautiful Woman is available as a download, I hereby instigate a campaign for our new favourite boy band to have the Valentine’s Day Number One.

 

Canzoniere Grecanico Salentino: A Whirlwind of Mastery

Canzoniere Grecanico Salentino: A Whirlwind of Mastery

Review by Lily Allen-Duenas

Canzoniere Grecanico Salentino slowly entered the stage, one by one, adding one instrument at a time to the rising music, until it was a forceful flurry of interwoven rhythm and sound. It was completely hypnotic. The forceful striking of the hand drum, the clash on the tambourine, the quick breaths of the accordion, the excited thrum of the bass, all formed a netlike entity that wrapped itself around the packed room. And then the dancer entered the stage. Garbed entirely in white, the dancer, Silvia Perrone, whirled and twirled with pursed lips, bare feet, and bright eyes, waving a white scarf with quick hands. She, and the rest of the band, were mesmerizing.

The 7th annual Landfall Festival of World Music began with a bang at CSPS on Tuesday, September 16 with Canzoniere Grecanico Salentino, a group of six musicians plus a dancer from Southern Italy. (If you think of Italy as a boot, they are from the heel.) Canzoniere Grecanico Salentino is a multi-generational band that is celebrating its 40th year together, and was formed by the parents of some of the current band members. Canzoniere Grecanico Salentino was a part of Cedar Rapid’s Landfall Festival three years ago, so this wasn’t their first time in Iowa, Cedar Rapid’s, nor at CSPS.

Their members include: Mauro Durante on the frame drums, violin, and vocals, Giulio Bianco on the zampogna, armonica a bocca, recorders, Emanuele Licci on the guitar, bouzouki, and vocals, Maria Mazzotta on the tamburello Massimiliano Morabito, diatonic accordion, and vocals, and Giancarlo Paglialunga on the vox, tamburello, with Silvia Perrone as the dancer. Canzoniere Grecanico Salentino gives meaning to the words multi-instrumental musicians.

They all sang in Greco, also called Grecanico, a dialect from their region of Italy that linguists fear is dying. Canzoniere Grecanico Salentino plans and hopes to keep the language alive with their vast songbook. Mauro Durante briefly translated the meaning of each song before they performed it, but the underlying message in each song was clear through the rhythms and through the expressive lead singer, Maria Mazzotta, whose piercing soprano voice had an intensely spiritual tone as if every note venerated the audience. Most impressive was Giancarlo Paglialunga’s rapid-fire percussive magic on the tamburello, maintaining a fiercely fast rhythm that required his hands blur with the swift movement, was nothing short of a fantastical feat. Also, Mauro Durante played a song solo using nothing but the frame drum, which he masterfully manipulated to create almost the entire range of sound a drum-kit would create.

Canzoniere Grecanico Salentino didn’t tolerate a single moment of mediocre. They packed as much into a moment as possible, filling every second to the brim with an amalgam of masterful sounds.
If Canzoniere Grecanico Salentino’s show says anything about the Landfall Festival it is that you must go, you simply must go. Such exquisitely skillful music bursting with life and talent and passion should never be missed.

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