“Canzoniere” è il nuovo album del Canzoniere Grecanico Salentino, album raffinato e moderno, in cui i tipici tamburi vengono suonati come delle drum machine e gli strumenti tradizionali si affiancano a chitarre elettriche e bassi synth. C’è il Salento e l’America, tradizione e innovazione.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Mauro Durante per conoscere meglio questo “raccolto” di canzoni.
In che senso Lecce incontra New York in questo nuovo album?
Abbiamo avuto la fortuna di avere un produttore newyorchese, Joe Mardin, che è anche coautore di 3 brani. Inoltre, altri brani sono nati dalla collaborazione con grandi musicisti newyorchesi come Scott Jacoby, Steve Skinner, Rasmus Bille Bähncke, Michael Leonhart.
Bellissima la copertina che avete scelto. Come vi è venuta in mente l’idea di rappresentare la vostra musica con due prodotti simbolo di mondi apparentemente così diversi?
Proprio come i nostri nonni usavano la bottiglia di coca-cola come contenitore della loro salsa di pomodoro fatta in casa, noi usiamo il contenitore “canzone” per la nostra salsa fatta in casa: la nostra musica, le nostre parole, il nostro vissuto e quello che noi siamo. La salsa di pomodoro conserva la sua straordinaria forza identitaria anche dentro quella bottiglia, quello che vogliamo faccia la nostra musica quando si apre al mondo.
Perché lo definite un “raccolto” di canzoni?
Perché ci piace pensare che lo abbiamo composto “raccogliendo” canzoni.Ognuna di quelle canzoni è stata seminata dopo aver preparato con cura il terreno, poi curata per farla crescere bene, e l’abbiamo raccolta solo quando era matura.
Che messaggio volete lanciare con questo album?
Un messaggio di contatto, apertura e fiducia verso il mondo. Riscoprire l’uso delle mani come mezzo per toccarsi, proteggere e resistere.
In che modo gli strumenti della vostra tradizione posso fondersi con quelli elettronici?
In realtà in questo album di elettronico c’è solo la registrazione etnografica messa in loop all’inizio de Lu Giustacofane, e l’uso di strumenti analogici elettronici come il basso moog, che però era già presente nel nostro album precedente. Le percussioni possono dare l’impressione di essere elettroniche, ma in realtà sono i nostri tamburi a cornice suonati con le nostre mani.
Si può essere moderni senza perdere la propria memoria storica?
Non si può essere moderni senza memoria storica, mancherebbe il punto di riferimento.
Ci parlate delle varie personalità che si sono avvicinate a voi in questo album e di come sono nate queste bellissime collaborazioni?
Le collaborazioni secondo noi non devono mai essere fini a se stesse, o fatte solo per inseguire il “nome” dell’ospite di prestigio. In “Canzoniere” ogni cosa è al servizio della canzone, questa è la base comune della scelta di Marco, Justin e Piers: erano semplicemente perfetti per quelle canzoni. Sono tutti nostri amici e grandissimi musicisti, che abbiamo incontrato nelle nostre tante avventure musicali.
Domanda Nonsense: Qual è il luogo segreto della vostra terra che si deve visitare almeno una volta nella vita?
La nostra terra è così bella che risulta difficile indicare un luogo in particolare. Il nostro consiglio é di “perdersi” nel Salento, lasciarsi guidare dagli istinti e scoprire da soli i luoghi più incantati.
Intervista a cura di Egle Taccia